Eccomi sul treno – Italo, per la precisione – che mi porta da Roma a Bologna in una giornata scura e piovosa. Ora che ci penso, tutte le volte che torno in Italia piove…
Lascio Roma, questa volta con la voglia di-starci-di-tornarci. È un arrivederci a presto, non una fuga come quando provai a viverci, cinque anni fa in un appartamento che mi fu claustrofobico a Casalbertone. Tre giorni fra le viette e le piazze di Trastevere, come un paese nella capitale. Quel sentore di umido e di autunno tipicamente italico che non sentivo da un po’ – secoli di storia che odorano, sotto la pioggia. E se non fosse per la scomodità di tenere l’ombrello aperto sui capelli appena lavati, non mi dispiace affatto che piova mentre sono qui, che passeggio e riscopro le vie che da ragazzina amai, alle prime incursioni romane.
Questa mattina, dopo una bella colazione siciliana, ho camminato fino all’area del Teatro di
Marcello, uno dei punti che preferisco – lì sotto, sulla terra umida davanti alle colonne con l’artrosi. Il massimo della sensualità centritalica barocca prima ancora del barocco. Barocco lo spirito e i pasti, le passeggiate fra le vie che sembrano corridoi di un’enorme casa dove si raccolgono i parenti a Natale. Piazzette e larghetti che si aprono a sorpresa confondendoti. Questi labirinti sono le città che ti fanno sentire vivo, mentre torni sui tuoi passi e ci ripensi. Nulla di squadrato – ogni riferimento alla mia monotona città natale è puramente casuale.
Barocco – ma con un tocco rustico e sincretico – l’appartamento in cui ho alloggiato a due passi da Santa Maria in Trastevere, di fronte all’Hostaria Romana Capo De Fero, dove si servono i famosi rigatoni democratici, di cui ignoravo l’esistenza. Ci starei un mese già solo per godermi l’atmosfera crepuscolare e assorta del salotto, mentre riprendo il gusto per la lettura dopo un giretto alla libreria Minimum Fax.
Mi piacerebbe tornarci per scrivere, a Roma, per entrare in quei portoni grandi e umidi che amo, che parlano di tante famiglie e ragazzi cresciuti nella capitale. Qualcosa che accende l’immaginazione a una ragazza venuta su in tensione nella scabra periferia del nord.
Martedì 20/11/2018,
in treno